Gli affari milionari delle “mafie sotto casa”

Pubblichiamo un articolo della giornalista Grazia Pia Attolini, pubblicato sul quotidiano “L’Edicola del Sud” dopo l’incontro del 26 novembre a Trani 

Sono le prime interlocutrici per il narcotraffico che si affaccia sull’Adriatico, controllano il territorio con estorsioni e intimidazioni, affiliano le giovani generazioni. Le mafie della Bat sono un fenomeno sottovalutato per troppo tempo. Fino a qualche anno fa nelle relazioni della DIA non figurava neppure un paragrafo sulla Sesta provincia. Come se la mafia qui non esistesse; come se il boss Anacondia non avesse condizionato economia, politica e dinamiche sociali; come se il “processo Dolmen”, che ha visto comminare il doppio degli ergastoli del maxiprocesso di Palermo, non si fosse mai celebrato. Oggi “siamo quasi arrivati sull’orlo del baratro”. L’allarme è di Francesco Giannella, procuratore presso la DDA di Bari, intervenuto il 26 novembre, a Trani, alla tavola rotonda “Le mafie sotto casa”, organizzato dal Settore Giovani dell’Azione Cattolica diocesana, nell’ambito del progetto “Semi di legalità”. All’incontro, moderato dallo scrittore Vincenzo Arena, hanno partecipato anche Renato Nitti, procuratore capo del Tribunale di Trani, e Giuseppe Gatti, sostituto procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia.

“L’organizzazione delle mafie nella Bat è diversa dal resto della Puglia. Coesistono gruppi criminali legati alla mafia barese o foggiana e gruppi di mafie autoctone”, ha detto Giannella. Una realtà criminale complessa che “bisogna saper leggere e che necessita di adeguati strumenti e forze per contrastarla”, ha sottolineato Nitti.

La Bat è tra le prime dieci province in Italia per permeabilità alla criminalità (dati dell’istituto di ricerca Eurispes), al primo posto per furti di auto e rapine nelle abitazioni, al decimo per associazione mafiosa, prima di Bari, Trapani e Palermo (dati sull’indice di criminalità pubblicato dal Sole 24 ore). Eppure, ricorda Nitti, “non abbiamo sufficienti squadre investigative per avviare le indagini per tutte le notizie di reato”, nonostante siano stati recentemente istituiti la Questura e i comandi provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza.

Gli affari milionari delle mafie li vediamo sotto casa, nei vicoli in cui si spaccia la droga che passa anche per giovanissimi pusher e consumatori. La marijuana arriva dall’Albania, la cocaina dal “fronte colombiano”. La costa tra Trani e Bisceglie è un crocevia strategico. Le ‘ndrine vengono nelle nostre città a comprare la droga. “Con questi soldi le mafie della Bat si fanno strada nel mercato legale. La mafia di prossimità bussa alle nostre porte, col volto buono dialoga con le pubbliche amministrazioni, prospetta guadagni ai nostri imprenditori turistici e agricoli”, dice Gatti che evoca interventi collettivi per arginare la mentalità mafiosa: “la potenza della mafia siamo noi quando sviluppiamo la legalità dell’io che si traduce in individualismo e incapacità di accogliere. Dobbiamo adottare gli anticorpi della legalità del noi, fatta di reti, dialogo, comunità”.

 

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